Comune di Petrella Salto
Il secolo delle tragedie, delle trasformazioni, delle speranze:

È difficile fare Storia su avvenimenti recenti.
Siamo convinti, infatti, che si può seriamente fare Storia solo quando i fatti non hanno più i protagonisti in vita, quando, cioè, le passioni sono sfocate, quando si possono analizzare i fatti con freddezza e distacco.

Ma possiamo parlare, comunque, il più distaccatamente possibile, degli episodi più salienti del nostro territorio nel Novecento, episodi, che. se non ci hanno visto direttamente testimoni, se non tutti coinvolgono i nostri ricordi personali, certamente ci sono stati trasmessi dai ricordi delle persone a noi care e vicine, talvolta di essi protagoniste o spettatrici.

Ma, comunque sono vicende che evocano sentimenti, impressioni, ricordi.
Soprattutto questi intendiamo fissare sulla carta: in futuro, forse, altri, scriveranno la storia di quelle vicende, analizzandole con il giudizio scientifico di chi fa' storia.

Il Novecento è stato per la zona intera, un secolo caratterizzato da una crescita sociale ed economica da un lato, e da un impoverimento demografico dall'altro.
Tentativi di sviluppo sono ancora in orso, volti a valorizzare il turismo, a mettere in maggiore rilievo le possibilità economiche dell'intero territorio che sono molte e di grande valore.

Fu un fatto traumatico a scuotere il Cicolano intero nel 1915: il disastroso terremoto del 13 Gennaio, quello stesso e distrusse Avezzano e la Marsica.
Era il mattino, poco dopo le cinque.

La popolazione, già sveglia, si preparava ad accudire al bestiame, come al solito. Il sisma fu disastroso. Nel Comune di Petrella, Oiano e Collerosso furono pressoché rasi al suolo. Una decina di morti restò sotto le macerie di ciascuna delle due frazioni.
Gli altri centri del Comune furono seriamente danneggiati. A Petrella si registrarono lesioni in alcune abitazioni.

La muraglia della Rocca, rimasta in piedi e ancora mostrante le finestre delle stanze dei vari piani, si adagiò all'indietro.
Il Convento di San Rocco ebbe dei crolli irreparabili.

Se la muraglia della Rocca, come sarebbe stato prevedibile, fosse crollata verso lo strapiombo sottostante, molte case di Petrella sarebbero state distrutte. E per questo si gridò al miracolo.
I soccorsi scattarono subito. Altrove, nei vicini centri del Comune di Fiamignano e, soprattutto in quelli del Comune di Borgorose, le vittime erano state molte di più. Lì il disastro cominciava ad assumere contorni apocalittici. Gli uomini di Petrella, a cavallo, raggiunsero quel centri.

Per Oiano e Collerosso si ricorse per i soccorsi immediati all'opera delle ragazze! La popolazione si sparse, terrorizzata per le campagne.
La stagione, fino a quel giorno non aveva mostrato la sua inclemenza, ma nei giorni successivi una abbondante nevicata aumento i disagi. A Petrella furono subito costruite le baracche in un terreno che ancora porta questo nome.

Ma non furono utilizzate: il "castrum" possente, costruito per resistere agli eserciti, aveva resistito a tale rovina. La gente poté tornare nelle case.
A Oiano, invece, le baracche asismiche sono visibili ancor oggi - sono dette "casette" - anche se molte di esse trasformate in case.

Si pensò poi alla ricostruzione che giunse lenta, al rinforzo delle case, attuato tra il 1922 ed il 1929, anche con interventi discutibili.
Il palazzo che era stato dei Mareri nei pressi della basilica di S. Maria, ebbe chiuse tutte le finestre ad arco. Finestroni con archi a tutto sesto furono richiusi in costruzioni di via Rocca Cenci. a Staffoli il campanile fu abbassato, trasformando le monofore a tutto sesto in finestroni rettangolari.
Subito si passò ad istituire una giornata per ricordare l'avvenimento.

Gli abitanti di tutti i centri, compresi quelli del Comune di Fiamignano, decisero di istituire, il 13 Genúaio una festa in onore di S. Emidio, il Vescovo e Martire di Ascoli Piceno, patrono dei terremotati, che si sarebbe dovuta celebrare ogni anno a Petrella, centro meno colpito.

Fu acquistata la statua del Santo, che fu trionfalmente portata qualche mese dopo a Petrella con un carretto dal portalettere del luogo, Sabatino Fiori, cosa che ancora è da tutti ricordata e oralmente tramandata. i primi anni la festa fu molto sentita e tuttora è solennemente celebrata con una processione, la domenica più vicina al 13 Gennaio, giorno in cui si tiene una fiera.

La celebrazione conclude a Petrella le celebrazioni natalizie
Ma dopo il terremoto un altro periodo difficile doveva ancora una volta coinvolgere le popolazioni. Con lo scoppio della I Guerra Mondiale anche i giovani dei nostri centri partirono per difendere la Patria.

Partivano cantando, e dal 1917, partivano i diciassettenni. Molti non tornarono! Provenienti da regioni montane, i nostri giovani combatterono sulle aspre cime alpine, così diverse dai verdi declivi coperti di faggeti delle loro montagne. Molte le foto che documentano i loro brevi ritorni per le licenze.

La guerra significò localmente anche privazioni, talvolta fame, e, dopo la guerra, giunse l'epidemia di febbre spagnola. Molte famiglie furono falcidiate dal morbo. Molti giovani scomparvero. Le vittime dell'epidemia furono superiori a quelle della guerra.

L'arrivo del Fascismo creò in tutta Italia una nuova situazione che anche a Petrella fu sentita. La presenza in loco di Eligio Maoli, che si legò a Mussolini non politicamente, ma personalmente, con una accorta politica che lo portò a divenire "compare" del Duce per aver fatto da padrino ad uno dei suoi figli, inserì la realtà locale nel nuovo stato di cose.

Nacquero le sezioni fasciste, ma la popolazione recepì il Regime come aveva supinamente accettato altri governi.
Concreta, poco propensa e preparata alla politica, essa si adagiò nel nuovo stato di cose, accettandone soprattutto la restaurazione dell'ordine e la tranquillità che esso garantiva.

Manifestazioni patriottiche costellarono la vita locale, feste degli alberi, befane, saggi ginnici, ravvivarono quei tempi, inserendo anche i nostri paesi nel più ampio contesto nazionale.
Non mancarono neppure momenti di "gloria". Nell'inverno del 1929, il comm. Eligio Maoli portò a Petrella Donna Rachele Mussolini. La piazza della Porta Orientale e la via che porta al Palazzo Maoli, si presentarono per l'occasione gremite di folla.

L'ospite giunse in macchina e restò un'intera giornata nel Palazzo dei suoi ospiti. All'uscita una calorosa ovazione popolare le rese omaggio.
Ma, se pure era venuta a Petrella, Donna Rachele non vide Petrella.

Nessuno pensò a farle visitare il paese, a farle percorrere le strade caratteristiche.... Eppure nel 1919 era venuto Corrado Ricci e, nel suo libro su Beatrice Cenci aveva scoperto Petrella e le sue bellezze.
Ma l'episodio restò isolato. Nessuno penserà per anni a valorizzare ciò che meritava di essere valorizzato.

Gli esponenti della classe politica locale, orgogliosi del loro "casato" - le virgolette sono d'obbligo - ignoravano e preferirono ignorare ciò che nel territorio esisteva di valido, di pregevole di artistico o di interessante.
E fu un'occasione perduta, una delle tante....

Nel 1927, intanto, Petrella e l'intero Cicolano, avevano cessato di far parte dell'Abruzzo per essere aggregati alla nuova Provincia di Rieti.
Intanto, gradualmente, la basilica di S. Maria della Petrella, detta anche SS. Annunziata, comincia, a partire dal 1929, ad essere sostituita nelle sue funzioni dalla Chiesa di S. Andrea.

La popolazione vi si adattò a malincuore, nonostante i restauri che la famiglia Maoli aveva messo in atto a S. Andrea, dove statue moderne avevano sostituito le pregevoli tele delle cappelle.

All'inizio del 1920 era crollata anche la Chiesa di S. Caterina, scomparendo dal contesto locale. Divenuta privata, dopo aver fatto parte del complesso dell'Ospedale omonimo, il piccolo tempio, non restaurato, dissestato dal sisma, non resse ai segni del tempo. Nessuno pensò alla sua ricostruzione e di essa si è ormai persa anche la memoria tra la popolazione.

Le processioni continuarono ad uscire dalla chiesa Madre, ma ancora per poco. Lavori di restauro del vecchio tempio erano urgentissimi, ma nessuno era in grado di finanziarli. Alla fine la vetusta basilica fu chiusa. Solo il giorno delle Palme, si riapriva per la distribuzione dei rami d'ulivo, quasi un augurio di un prossimo ritorno a vivere.

Nel frattempo, per opera del comm. Eligio Maoli e di sua moglie Anna, era stata costruita una moderna e funzionale "Casa dei bambini", scuola all'avanguardia per quel tempi, dal momento che seguiva il metodo Montessori, un vero fiore all'occhiello per tutto il Cicolano, che, fu gestita dalla stessa famiglia Maoli e guidata dalla valida signorina Barbara Capucci.

Mai come allora si sentì la necessità di un uomo coraggioso, che amasse il suo paese e che fosse cosciente delle sue reali possibilità di crescita.
La Provvidenza sembrò sovvenire a questa necessità quando tornò a Petrella come Parroco, Don Onorio Pace, proveniente dall'Ordine dei Frati Minori.

Il nuovo parroco, si mise subito di gran lena al lavoro, per valorizzare il suo paese, anche attraverso un'opera pastorale notevole.
Cominciò con il Santuario di Santa Maria Appari, ma la sua opera fu preziosa anche nel regolare le antichissime tradizioni religiose locali, nell'organizzare la Parrocchia in modo da divenire esempio di organizzazione nella zona.

A lui va anche la nostra gratitudine per la formazione e per l'amore per Petrella e per la sua zona tutta che ha saputo trasfonderci.
Nel 1940 un altro evento traumatico venne a turbare il territorio.

Per la costruzione del bacino idroelettrico del Salto, le frazioni di Borgo San Pietro, Teglieto e Fiumata, dovettero essere abbandonate per essere ricostruite poco più a monte. Il Lago, lungo 10 km e largo 1 km (700 ha e 270.000.000 mc), alimenta la Centrale elettrica di Cotilia (Cittaducale).

Durante i lavori per la costruzione della poderosa diga (alta 108 M), iniziata nel 1937, perirono 38 operai. Nasceva il Lago del Salto, ma l'abbandono dei vecchi centri fu assai doloroso.

Soprattutto Borgo San Pietro subì il trauma della perdita del vecchio centro.
Le memorie del Monastero della Beata Filippa, palazzetti pregevoli, se non per l'arte per i ricordi che evocavano, vie dove echeggiavano sentimenti e tradizioni furono sommerse dalle acque. Ed il 4 Novembre del 1940, quando il Corpo ed il Cuore della Beata Filippa furono traslati nel nuovo Monastero, non furono accompagnati solo dalle note della banda musicale "S. Maria Apparì" di Petrella Salto, ma anche dal lamento commosso di tanta gente, costretta a dare Vultimo addio a cose care che mai più avrebbe rivisto.

Cambiò il paesaggio e gli abitanti dei paesi sommersi e ricostruiti dovettero abituarsi a contemplare solo nel ricordo la verde vallata.
Ora l'acqua azzurrina del lago, tacita e calma, copre quelle memorie, talvolta con il blu tetro riflettente la luna nelle notti serene, talvolta con il luccichio splendido delle sue brevi onde che metallicamente rispecchiano i raggi del sole, talvolta con le sue brume candide che, nelle giornate invernali sembrano avvolgere il tutto in candidi nembi.

E le memorie si affievolivano a poco a poco nel ricordo dei più anziani, mentre i giovani Cominciavano a contemplare una nuova realtà, un nuovo paesaggio, a vivere una nuova vita, idealizzando, forse, il ricordo di ciò che non c'era più appreso dal padri, facendosene un'idea nuova, viva solo nelle menti, ma solo un'idea, pallidamente vicina ad una realtà scomparsa.

Era già iniziata la seconda guerra mondiale! Altri giovani erano partiti. Molti non sono tornati ancora una volta ed in quel tempo difficile non era raro essere svegliati all'improvviso dal grido delle madri, che, magari a notte inoltrata, avevano appreso la notizia ferale della morte del figlio, immolatosi per la Patria!

Furono ancora tempi tristi, di lutti, di privazioni, tempi in cui non restava altro che ricorrere per sostegno e consolazione laddove solo poteva essere elargita, rivolgendo lo sguardo affannato in alto, per chiedere l'aiuto divino.

La popolazione di Petrella corse ancora una volta al luogo dove amava consolarsi nel momenti del dolore: il Santuario di Santa Maria Apparì, che, a partire dal 1940 fu restaurato e fu dotato, dall'opera volontaria della popolazione, del viale che vi accede. e le donne furono in prima fila nell'opera: la guerra, con A suo retaggio di Caduti, di prigionieri, dì richiamati, le aveva rese di gran lunga maggioritarie.

Ed allora eccole all'opera, cariche di pietre e di conche d'acqua, trasporta-re il tutto dalla piazza della Porta Orientale di Petrella fino al Santuario, per costruire i1 ponticello, il muro del piazzale, po' restaurato nel 1981.

Giunsero anche tempi più tristi, in cui, da vicino, la gente vide la tragedia tra le mura domestiche. Nel giugno del 1944 passarono per Petrella le armate tedesche in ritirata. Dall'otto all'undici Giugno Petrella non vide che truppe dell'ormai agonizzante Reich in transito.

Episodi eh autentica umanità non mancarono: la gente ricorda soldati germanici inginocchiati piangenti nel Santuario mariano. Anche loro, individui presi nella diabolica macchina della guerra, mostravano espressioni vive di una umanità sofferente.

Ma non mancarono neppure le tragedie! In uno dei primi giorni della ritirata, caccia inglesi bombardarono il cimitero di Campo Marino. Un soldato tedesco morì, mentre si trovava a transitare nella vicina provinciale.
La tombe furono aperte dalle bombe, i morti portati i nuovo alla vista, le croci spezzate restarono per anni poggiate sul muro di cinta, neppure le memorie più care poterono essere rispettate dalla guerra! Ma il peggio doveva ancora venire.

L'undici Giugno, dopo aver fatto saltare il Ponte di ferro, i Tedeschi lasciarono Petrella, seguiti da lontano da un gruppo di uomini
del posto. Al ponte di Roara, tra Petrella e Capradosso, la retroguardia germanica si scontrò con alcuni di loro.

Trucidati dalle mitragliatrici furono il Petrellano Luigi Salini ed il Carabiniere Pietro Vagni. E fu ancora lutto. Il successivo 13 Giugno, giornata cara m fasti locali per la ricorrenza festiva di S. Antonio da Padova, fu un giorno di silenzio e di pianto. La devozione antichissima si manifestò con tacite preghiere, bagnate di pianto, nella cappellina di S. Antonillu alla Rocca. Molti mancavano all'appello: morti, prigionieri, dispersi.

Il dolore toccava ogni famiglia e fu per questo che il silenzio ed il raccoglimento furono i protagonisti di quella giornata festiva
La ricostruzione non fu facile. Il ritorno dei reduci riapriva le piaghe nel cuori dei cari di coloro che non tornarono. In voto del loro ritorno, i salvati da tale immane disastro vollero offrire in ricordo una artistica statua di S. Antonio da Padova alla loro Parrocchia.

La statua lignea, posta su un pregevole trono, sostituì le altre immagini del Santo esistenti, anch'esse cariche di storia, anche se la nuova fu espressione di gratitudine e segno tangibile del ricordo di un grande momento di dolore.
A poco a poco il tempo passava. Ricominciavano a riprendere vita le antiche tradizioni, mentre il benessere cominciò ad invadere anche il nostro territorio.

Anche l'Amministrazione comunale uscì dal guscio grigio e cominciò ad investire in servizi e strutture: reti idriche, fognature, edifici scolastici, di cui notevole quello delle elementari di Petrella, inaugurato nel 1957.

Poi il piano Fanfani, che permise la costruzione della strada per la montagna, l'edificio delle Scuole Medie, l'attenzione al Lago del Salto per lo sviluppo turistico, sono tutti elementi che caratterizzarono l'avvio verso il futuro, incontro al quale gli anni successivi spinsero le località.

Né mancarono le ricorrenze celebrate con grande solennità. Nel 1962 fu celebrato con grande solennità il 4° Centenario di Santa Maria Apparì.
La celebrazione, attesa con grande entusiasmo da tutta la popolazione, fu animata dall'instancabile Parroco Don Onorio Pace.

Tutto funzionò alla perfezione, con la presenza del Vescovo Nicola Cavanna e con l'opera delle Suore Catechiste Missionarie di Gesù Redentore che, dal 1960, avevano aperto una casa a Petrella per la gestione della casa dei bambini "Anna Maoli".
L'anno dopo, a conclusione delle celebrazioni, l'icona della Vergine fu incoronata con due corone d'oro, offerte dalla popolazione, purtroppo rubate nel 1987.

Fu il primo sforzo verso la valorizzazione delle tradizioni locali, che integre sopravvivono con il loro fascino e le loro caratteristiche.
Iniziò un periodo di speranza. In località S. Vittoria nacque un centro residenziale, primo passo verso la valorizzazione della montagna.
Ma, decisivi per l'intero territorio, furono gli anni Ottanta.

Si cominciò con attività culturali partite da Petrella, dopo l'arrivo di Don Luigi Tosti come nuovo Parroco, con la ripresa degli interventi sul Santuario di S. Maria Apparì e con la ricerca storica condotta dal Di Flavio per continuare con la pubblicazione di cui questo lavoro non è che la seconda edizione, volta a riscoprire la Storia locale. seguì il primo Convegno di studi sulla Storia e le tradizioni di Petrella Salto e Cicolano, tenutosi nel 1981 126 .

L'anno dopo, sull'onda dell'entusiasmo per la riesumazione, nel corso dei lavori di restauro in Santa Maria della Petrella, del corpo di Francesco Cenci, avvenimento che portò Petrella all'attenzione della stampa e dei mezzi audiovisivi nazionali, si tenne il Convegno di Studi su "Beatrice Cenci, Storia e leggenda" e, nel 1987, il Convegno di Studi sulla religiosità popolare a Petrella Salto e nel Cicolano dal secolo XVI al giorni nostri.

Accanto ad ogni Convegno una mostra fotografica o documentaria, organizzata dalla Pro Loco, l'Associazione che dà impulso, grazie all'opera volontaria generosamente prestata da alcune persone, a tutta l'attività locale.

Così, anche con conferenze, mostre d'arte, dibattiti, incontri, si riscoprì il passato, la Storia e le tradizioni locali.
E Petrella diede alla stampa pubblicazioni di prestigio, ricercò nelle immagini la vita passata, quasi per fermare sulla carta e mettere a disposizione di tutti, un patrimonio di umanità, perché fosse tramandato ai posteri. Gli avviati restauri alle due chiese monumentali del centro storico petrellano, diedero un contributo valido a sensibilizzare le masse alla tutela dei valori tramandati dagli antenati.

Dopo il capoluogo si mossero le frazioni: San Martino è riuscito a valorizzare la tradizionale attività della raccolta del tartufo, Oiano ha valorizzato la sua festa patronale, a Borgo San Pietro le Clarisse hanno allestito un pregevole museo e promosso un Convegno di Studi sulla Beata Filippa, realizzando, al tempo stesso, una magnifica sala teatrale; segni di risveglio mostrano Staffoli, Offeio e Capradosso in una nuova presa di coscienza che, superate le antiche anacronistiche rivalità, promuova un serio sviluppo per l'intero Comune.
Una trattazione a parte meritano le manifestazioni di grande valore che si svolgono in occasione di particolari ricorrenze, perpetuando una tradizione che ravviva di tanto in tanto ogni località.

Notevoli sono le manifestazioni a Petrella per la Settimana Santa, che ha inizio con la Domenica delle Palme, giorno in cui, dopo la distribuzione dei rami d'ulivo nella Basilica di Santa Maria, si muove la Processione liturgica che percorre il Centro Storico, creando effetti ed immagini di notevole solennità, per raggiungere la Chiesa di S. Andrea per le celebrazioni della giornata.

Il Venerdì Santo è celebrato con una Processione che si svolge di sera, dopo la Liturgia della Passione.
Risalente al Medioevo, si presenta originale nel costumi del "Cireneo" e delle "Maddalene" e nelle laudi che vengono cantate mentre il sacro corteo con il Cristo Morto e l'Addolorata, si addentra nelle calli e sotto gli archi di Petrella.

Ma, se questa manifestazione ha il suo fascino ed il suo "pathos" collegata alla ricorrenza, festosa è la Processione del Corpus Domini, che attraversa quasi l'intero Centro storico su un variopinto tappeto floreale, preparato in gara artistica tra rioni.

Della festa di S. Maria Apparì, importantissima, si è già detto altrove, come pure altrove si è parlato di quella di S. Emidio e di S. Antonio da Padova. Solennissima è sempre la festività dell'Assunta e di San Rocco il 15 e 16 Agosto, resa interessante, oltre che dalle varie manifestazioni ricreative, dal tradizionale ballo della Pantasima e, ancora assai sentita, l'antichissima festa della Madonna della Misericordia, l'ultima domenica di Settembre, un tempo, la più solenne di Petrella.

Notevoli anche le ricorrenze delle frazioni: il 16 Febbraio, quella di S. Filippa, sempre affollata, a Borgo San Pietro, in Maggio la patronale di Fiumata, in onore di San Michele Arcangelo, quella di Borgo San Pietro, in onore di San Pietro, alla fine di Giugno, di Olano, il 10 Agosto in onore di San Lorenzo, di S. Martino, in onore della Madonna degli Angeli, all'inizio dello stesso mese, di Offeio in onore di S. Bartolomeo, la seconda metà d'Agosto, della Grotta di S. Filippa a Mareri, di Capradosso, in onore della Madonna e di S. Antonio, all'inizio del mese di Settembre, di Staffoli, la seconda domenica dello stesso mese, in onore della Madonna della Quercia e di S. Antonio.

Sono ricorrenze che ravvivano i vari centri e che costituiscono un momento di aggregazione per le popolazioni, giorni di gioia e di serenità in cui tutti, tornando al paese d'origine, rivivono sensazioni del passato. Anche le feste, infatti, sono un segno della voglia di vivere per questi paesi cosi ricchi di tradizioni.

Concludiamo, pertanto, questo nostro modesto, ma, speriamo utile, lavoro con la viva speranza che le popolazioni contribuiscano a dare nuova prosperità alla zona, facendo loro superare
il periodo di decadenza demografica che l'urbanizzazione incessante ha provocato; e con l'augurio che, per ogni paese e per le più remote contrade, si avvii un futuro fecondo e carico di soddisfazioni, un futuro che veda germogliare generazioni pregne di umanità e di grandi valori, un futuro che consegni alla "Storia" protagonisti di un mondo migliore.



Testo a cura di Henny Romanin.